Il castello di Gerace fu fondato intorno all’VIII secolo su preesistenti fortificazioni di età romana, in corrispondenza di uno sperone di roccia separato dalla rupe della città, cui fu congiunto con l’ausilio di un ponte levatoio. Durante la conquista normanna dell’Italia meridionale, Ruggero d’Altavilla promosse interventi di rinnovamento architettonico nella preesistente fortezza bizantina, dove fece realizzare un grande ambiente di rappresentanza, denominato ‘Sala di Mileto’, che, secondo la tradizione, fu la scena del patto di alleanza con il fratello Roberto il Guiscardo.
Nel XIII secolo, il castello, che era stato interessato da alcuni restauri per mandato di Carlo I, accolse il presidio angioino presente a Gerace durante l’assedio compiuto da Pietro d’Aragona. Due secoli più tardi, proprio durante il periodo aragonese, fu tra le fortezze interessate dalla visita del duca di Calabria, Alfonso, e fu forse in quegli anni che si giunse alla realizzazione di una torre cilindrica con basamento a scarpa sul versante sud-orientale della rocca, simile a quella presente in Borgo.
Nella fase del viceregno spagnolo, entro la prima metà del XVI secolo, il marchese Consalvo II de Cordoba fece eseguire nuovi interventi sull’edificio, come dimostrato dallo stemma ancora visibile sul torrione quattrocentesco. Se nel Seicento è documentata l’esistenza nel castello di un oratorio affrescato ancora in uso e l’eroso scudo lapideo dei Grimaldi Serra attesta il compimento di alcuni lavori, nel secolo seguente il letterato Giovanni Attilio Arnolfini, nella sua celebre opera sui feudi della principessa Grimaldi, descrive la fortezza già in stato di rovina.
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Consalvo II de Cordoba
Nipote di Consalvo de Cordoba, Gran Capitano del viceregno di Napoli sotto Ferdinando il Cattolico, ereditò dal nonno materno, oltre al nome, anche vasti feudi nelle province meridionali italiane
Unica figlia sopravvissuta del Gran Capitano, Gonzalo Fernández de Córdoba, nel 1515 ereditò tutti i suoi feudi, comprese Sessa Aurunca, Gerace e Venosa.
Celebre comandante spagnolo, signore di Sessa Aurunca, Venosa, Terranova, Gerace, Monte Sant’Angelo e numerosi altri feudi nel Regno, fu anche viceré di Napoli, dal 1502 al 1507.