Palazzo Vescovile

L’azione costante del potere vescovile trova nel palazzo un simbolo eloquente

Il palazzo, che, oltre alla residenza privata del vescovo, ospita attualmente una parte del Museo diocesano, fu probabilmente realizzato nel Basso Medioevo, contestualmente alla costruzione della Cattedrale. La sua esistenza è documentata, tuttavia, solo a partire dall’episcopato di Gregorio Diositani, che, a metà del Quattrocento, promosse la trasformazione di una parte dell’edificio, per adibirla a carcere, ampliata poi nel Cinquecento.

Visitata da Alfonso, duca di Calabria, nel 1489, la residenza fu ampliata e riarticolata dal vescovo Troilo Carafa, che realizzò il giardino segreto, di cui rimane ancora il portale con una iscrizione sulla mostra lapidea, posto subito dopo il vestibolo d'ingresso alla Cittadella. Prima della fondazione del Seminario post-tridentino, nel palazzo aveva luogo anche la formazione dei chierici.

Tra le trasformazioni cinquecentesche promosse dai vescovi, restano tracce dei lavori compiuti su iniziativa di Andrea Candida e di Vincenzo Bonardi, mentre frammentarie risultano le significative opere architettoniche compiute durante l’episcopato di Ottaviano Pasqua, che favorì l’edificazione di una cappella e di quattro stanze nuove nel palazzo, disponendo anche la realizzazione di un collegamento aereo porticato tra l’edificio e la Cattedrale.

Dopo i crolli determinati dal sisma del 1783, si stabilì, al volgere del secolo, la ricostruzione di una parte del palazzo. Molti danni furono apportati ai suoi archivi nel breve arco del periodo napoleonico. Nell’Ottocento, all’edificio fu congiunto il nuovo Seminario, dando così luogo alla fondazione della nuova Cittadella vescovile.

Per saperne di più

Scheda informativa sul Museo diocesano